venerdì 1 gennaio 2010

Scene di un duello mortale (Venti piccoli atti senza pretese)


J. Vettriano - The road to nowhere




Canterò le mie battaglie - io esausto e sconfitto
glorificherò il loro terrore e dirò con voce di sangue
.
(Adonis - Cento poesie d'amore, 51)




I

Immergo il viso nei tuoi capelli.
(Un altro sciocco esperimento
Di fantasia):
Fingere di affondare in loro
per risorgere alle tue labbra.


Vedere il cielo nuovamente
respirare l'aria
che prima mancava.


II

Separati dagli anni,
in un giorno consumiamo la vita.


III

Ti ho portato nel mio santuario.
E tu, iconoclasta,
ne hai profanato il silenzio
custodito per lungo tempo.
Te ne sono grato.
Ora non temo d'udire.


IV

Fra le tue braccia
ho avvertito la pienezza della solitudine.
Anche il solo tentativo d’un amore
Conduce alle ferite.


V

Pensare
e studiarsi attentamente.
Cosa fare, Cosa dire.

Improvvisamente
cerchiamo di annegare
Ognuno nell’altro.


VI

Con furia.
I baci, l’impeto delle mani.
Poi l’improvvisa bonaccia
Delle carezze, delle parole.


VII

Mi battezzi nel fuoco
Con nomi consueti.
Tremo nel dire il tuo nome.
Esso apre la voragine
Del mio nulla.


VIII

Il tuo volto mi pone domande;
risposte
Alle mie ossessive inquisizioni.


IX

Mentre camminavamo
Ho cercato l’assenza della luna
nella luce
di un lampione.
Il tuo profilo
Ha reso autentico ciò
Che per natura è
Imitazione.


X

Una gesto ancor più estremo
come pegno:
dirmi.


XI

Non giocare con il fuoco -
Ma, così soltanto,
Possederemo l’immagine
Che gelosamente celiamo.


XII

Scrivevi il mio nome sui muri.
Il bianco che hai scalfito tornerà
In qualche modo bianco.
Io porto
oggi
quei segni.



XIII

Mi riprometto di odiarti
Ogni volta che la mia idea di te
Non coincide con la tua idea di me.
Anche questo è un modo elegante
per fuggire dalla possibilità.
Di tante parole che pronunci
Scelgo sempre di soffermarmi su quella oscura;
Ulteriore pretesto per non farmi coinvolgere.
La mia storta logica
d’amore.



XIV

Ti offri con la levità
Di mani congiunte.
V’è qualcosa di sacro in ciò,
mistero alla mia arida ragione.
Perché non posso esserti lontano?



XV

Mi convinco
D’essere soltanto un gradino
Nella tua vita
e benedico la disillusione,
anestetico pietoso.

A nulla vale il mantra ripetuto:
Una voce più ostinata
prega
d’esserne l’ultimo.



XVI

Non so opporre alle tue parole
Barriere che mi proteggano.
Ogni tua sillaba
Rivela la mia nudità.



XVII

Gli strateghi consigliano prudenza.
(Non potrei mai condurre un esercito in battaglia).
L’inquieto spirito di cui mi animi
Mi costringe.
L’amore non nasce in trincea.



XVIII

La tua bellezza di farfalla
È la mia pena,
La mia delizia.
Disegni traiettorie
Imprevedibili
E sempre scappi alla mia presa.
Eppure non voglio consegnarti a una teca di vetro.
Bramo l’ebbro danzare con te;
fosse anche per tre giorni.



XIX

Paura di affidarti il mio dolore.
Non lo faccio dunque, ogni volta che
Stringo il tuo corpo?
Respiro affannato mentre mi appoggio al tuo seno.
Non cerco un riparo dal passato
nemmeno d’assicurare un futuro.
Caldo di labbra pronuncio
Il più rischioso degli enunciati:
folle volerti.



XX

Tanto dire e tanto parlare
- il lungo preambolo del desiderio.
Finiti i baci,
esaurite le carezze,
scoperta ogni nudità,
trovare l’ultimo fremito
nell’attraversare una strada cittadina
con le nostre mani unite.


[Jonathan S. Benatti - 30 Dicembre 2009]

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissima..