venerdì 1 gennaio 2010

Parole dall'oscurità


Johann H. Füssli - Solitudine all'alba





E' questa la via attraverso la foresta, 
questo sentiero?
(R. Robertson - The Lake at Dusk, Esitazione)



Pagherò il prezzo di questo inferno
se più nitida sarà la visione degli astri.



Abbellire le proprie paure.
Mettere piante di geranio
sul balcone che s’affaccia
al nulla.



Nella persistenza del silenzio
Vana la parola che segue:
Tutto già pronunciato molto tempo prima.



Fuggire da ciò che è stato,
possiede un’affascinante futilità:
aliena.
Il passato almeno,
offre un luogo di partenza.


Non fare di ciò che sei la tua dimora;
abita il divenire.



Mi rivolgo al tu generico
con verbi di speranza
e suppliche.
Non sapendo dare un volto
continuo a tenere accesa una piccola candela:
che mi avverta qualche istante prima
del suo arrivo,
che faccia terminare le mie incessanti congetture.



L’audacia di essere fragili
Non solo nella parola
Ma nella carne.
Insegnare che anche un fiore
Può uccidere.



Vengono accusati i sognatori
di creare illusioni
per non affrontare la vita.
Canzonati con
antichi ritornelli,
consegnati
al tradimento dell'ammirazione.
Eppure il presupposto dell’immaginazione
è la conoscenza della realtà:
in questo modo soltanto si evita l'errore
di sperare un mondo simile al precedente.
Ditemi, chi si illude?



Sbattere la porta violentemente
dietro alle proprie spalle.
Serrare accuratamente le finestre.
Spegnere ogni luce.
Sedersi sulla sedia al centro della stanza.
Permettere alle voci di parlare fino allo sfinimento
Delle membra.
E poi, intonare un canto flebile,
come un bambino che così trova
il coraggio di affrontare gli spettri
celati nel buio.



Continuare a tracciare linee azzurre
Sul nero affamato di colori
È il principio della rinascita.
Praticare liturgie occasionali,
senza senso apparente:
gettare petali sul mare,
attraversare la città sotto la pioggia,
Farsi scalfire dalla vita.



Finchè ci sarà qualcuno che fischia
un motivo stonato mentre cammina,
io potrò scrivere,
sorridendo persino al dolore.



[Jonathan S. Benatti - Notte del 31 Dicembre 2009 - 1 Gennaio 2010]

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Coinvolgente!

rosalba falzone ha detto...

Le tue poesie sono talmente belle che me le ruberei tutte.
Gloria

Gloria ha detto...

La tua poesia diventa sempre più asciutta, essenziale. Il dolore viene lasciato lì, sulla tua sindone e poi ripreso con parole nuove. Non quelle che ti hanno tormentato nella notte, ma quelle che nascono dopo che le antiche hanno riposato. Questo è un dono che fai agli altri.